Dédicace
Filli di Sciro, favola pastorale del C. Guidobaldo de’ Bonarelli detto l’Aggiunto. Da essa Accademia dedicata al Sereniss. don Francescomaria Feltrio Dalla Rovere duca sesto d’Urbino.
Magnanini, Ottavio, Gli Accademici Intrepidi
Éditeur scientifique : D’Antonio, Francesco
Description
Auteur du paratexteMagnanini, Ottavio, Gli Accademici Intrepidi
Auteur de la pièceBonarelli, Guidobaldo
Titre de la pièceFilli di Sciro, favola pastorale del C. Guidobaldo de’ Bonarelli detto l’Aggiunto. Da essa Accademia dedicata al Sereniss. don Francescomaria Feltrio Dalla Rovere duca sesto d’Urbino.
Titre du paratexteAl Serenissimo Sig. Don Francesco Maria Feltrio Dalla Rovere Duca VI d’Urbino, lor Signore colendissimo. Gli Accademici Intrepidi
Genre du texteDédicace
Genre de la pièceFavola pastorale
Date1607
LangueItalien
ÉditionFerrare, Vittorio Baldini, 1607
Éditeur scientifiqueD’Antonio, Francesco
Nombre de pages3
Adresse sourcehttp://www.opal.unito.it/psixsite/Teatro%20italiano%20del%20XVI%20e%20XVII%20secolo/Elenco%20opere/image330.pdf
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Bonarelli-FilliSciro-Dedicace.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Bonarelli-FilliSciro-Dedicace.html
Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Bonarelli-FilliSciro-Dedicace.odt
Mise à jour2014-03-11
Mots-clés
Mots-clés français
ReprésentationPremière représentation assurée par les académiciens Intrepidi
Relations professionnellesRelations entre auteur et académiciens Intrepidi
AutreAcadémie théâtrale (Intrepidi)
Mots-clés italiens
RappresentazionePrima rappresentazione data dagli accademici Intrepidi
Rapporti professionaliRelazioni tra autore e accademici Intrepidi
AltriAccademia teatrale (Intrepidi)
Mots-clés espagnols
Tiempo.
RepresentaciónPrimera representación llevada por los académicos Intrepidi
Relaciones profesionalesRelaciones entre autor y académicos Intrepidi
OtrasAcademia teatral (Intrepidi)
Présentation
Présentation en français
Par ailleurs, ce document liminaire constitue un témoignage important de l’activité éditoriale et théâtrale exercée par l’académie ferraraise des Intrepidi, et plus largement du plus vaste réseau académique théâtral présent sur toute la péninsule italienne entre le XVIe et le XVIIIe siècle (les Intronati à Sienne, les Incogniti à Venise, les Addormentati à Gênes, les Infiammati à Florence…). L’organisation en réseau de ces académies, attestée par un vaste échange épistolaire des académiciens, leur permettait de jouer un rôle important dans l’évolution du contenu et de la forme de la représentation théâtrale. Les différentes origines de leurs membres, l’échange d’expérience théâtrale et l’ouverture aux professionnels du théâtre permettaient à plusieurs académies d’organiser la rencontre entre la représentation académique, le théâtre de cour et le théâtre public4.
Dans la dédicace, l’Intrepido Ottavio Magnanini s’adresse au dédicataire Francesco Maria Feltrio della Rovere, dernier duc d’Urbino, pour préciser que cette première édition de la Filli di Sciro est imprimée par la volonté du collège académique ferrarais, car l’auteur a délaissé son œuvre, sans doute à la suite des polémiques provoquées par la première représentation de 1605 et de son départ pour Rome. Magnanini fait aussi référence à cette représentation de la pastorale de Bonarelli mise en scène par les académiciens Intrepidi, probablement dans le nouveau théâtre que l’architecte Giovan Battista Aleotti avait conçu pour les Intrepidi en 1605, dans un ancien grenier près de l’église de San Lorenzo à Ferrare. Les Intrepidi mettront de nouveau en scène la Filli di Sciro pendant le carnaval de 1612, comme en témoignent les écrits d’Ottavio Magnanini et du génois Gian Vincenzo Imperiale5.
Présentation en italien
Texte
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Al Serenissimo Sig. Don Francesco Maria Feltrio Dalla Rovere.
Duca VI d’Urbino, lor Signore Colendissimo11
Gli Accademici Intrepidi12
{NP1} Questa è una favola pastorale che, per sua mala ventura, non essendo mai dall’autore stata gradita, non ha forse potuto dalla mano di lui in tutte le sue parti ricevere compimento e perfezione ; nondimeno con quelle schiette bellezze, che seco nel suo primo nascimento13 puote recare, tanto ha ella piaciuto a chiunque di furtivamente vederla essi ingegnato che la nostra accademia della quale il trovatore dell’opera fu de’ primi fondatori, ha giudicato ch’a lei tocchi di prendere cura d’un parto accademico, caro a ciascheduno, ma dal proprio padre poco men ch’abbandonato. Onde non solo ha determinato di metterla in scena con quella pompa e magnificenza che a lei sarà conceduta, maggiore, ma così ignuda, come nacque, di darla {NP2} eziando alla stampa, umilmente dedicandola a V. A.14 sotto il cui serenissimo cielo, il quale fecondissimo producitore fu in ogni tempo di sublimi ingegni, lo stesso autore d’esser nato grandemente si pregia ed all’ombra del quale egli, e quanti hanno d’alta virtù più nobile sentimento, di menare la vita loro si recano a gran ventura. Le gravissime cure di V. A. ben dovrebbono aver talora alcun’alleggiamento15, ma ella i suoi gravi negozi, con sì gravi studi interrompe, che rendendosi ugualmente negli affari, e negli ozi riguardevole, altamente insegna che sì come i principi saggi, e valorosi sovra l’umana condizione sono elevati, così loro conviene, insin’anche negli ozi, saper’essere maggiori degli altri, e più degli altri far’opere degne di perpetua laude, quando anche non fan nulla. Questa favola adunque non [presume] già di venir mai a distornar li suoi più alti pensieri, ma potrebbe forse una volta sola (e sarebbe il maggior’onore, ch’ella potesse in alcun tempo da qual altro si voglia sperar giammai) [deviando] l’animo suo dalle più fini speculazioni, servir d’ozio agli ozi suoi. Ma questo pensiero, che non cade in noi, se non forse per lusingare noi stessi. La verità è, che l’accademia, ponendo a quest’opera il nome di V. A. in fronte, fa che non pur ogni altro, ma il padre stesso che la disdegna, converrà, ch’alla figliola, quasi novello Fabio, reverente s’inchini. [Per la qual cosa] il nostro collegio dedica la presente pastorale {NP3} a V. A. più per ambizione d’onorar col nome di lei l’opera medesima che per speranza di porgerle con essa alcun diletto. Confidiamo ch’alla infinita sua bontà non sia per essere grave, che’l suo nome serenissimo venga ad illustrare una favola, la quale od abbiasi riguardo a chi la compose, [oppure] a chi la dedica, da ogni parte viene da suoi umilissimi [servitori], e che intanto si fanno a credere di poter’esser giudicati studiosi di quella virtù, la quale appunto è lo scopo dell’accademia, in quanto sono intenti a [riverire] la serenissima persona di V. A. ch’è d’ogni virtù esempio singolare. Alla quale, da chi può dargliele, preghiamo vita felicissima, ed alla serenissima sua casa [sempre mai] gloriosi, e fortunati avvenimenti. Di Ferrara dì 20 di settembre 1607.
Ottavio Magnanini Segretario16.