Dédicace
Merope, tragedia di Pomponio Torelli, conte di Montechiarugolo, nell’Accademia de’ Signori Innominati di Parma Il Perduto
Torelli, Pomponio
Éditeur scientifique : Zanin, Enrica
Description
Auteur du paratexteTorelli, Pomponio
Auteur de la pièceTorelli, Pomponio
Titre de la pièceMerope, tragedia di Pomponio Torelli, conte di Montechiarugolo, nell’Accademia de’ Signori Innominati di Parma Il Perduto
Titre du paratexteDedica agli accademici innominati di Parma
Genre du texteDédicace
Genre de la pièceTragédie
Date1589
LangueItalien
ÉditionParma, nella Stamperia di Erasmo Viotti, 1605
Éditeur scientifiqueZanin, Enrica
Nombre de pages4
Adresse sourcehttp://www.opal.unito.it/psixsite/Teatro%20italiano%20del%20XVI%20e%20XVII%20secolo/Elenco%20opere/image228a.pdf
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Torelli-Merope-Dedicace.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Torelli-Merope-Dedicace.html
Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Torelli-Merope-Dedicace.odt
Mise à jour2013-05-15
Mots-clés
Mots-clés français
GenreTragédie
SourcesHygin
SujetNoble
DramaturgieTragédie au dénouement heureux ; réception de la Poétique ; vraisemblance
ActionReconnaissance
Personnage(s)Merope
RéceptionAcadémique
FinalitéMorale ; merveille ; exemplarité
AutreAcadémie des Innominati à laquelle l’auteur appartient
Mots-clés italiens
GenereTragedia
FontiIgino
ArgomentoElevato
DrammaturgiaTragedia a lieto fine ; ricezione della Poetica ; verosimiglianza
AzioneAgnizione
Personaggio(i)Merope
RicezioneAccademica
FinalitàMorale ; meraviglia ; esemplarità
AltriAccademia degli Innominati, alla quale appartiene l’autore
Mots-clés espagnols
GéneroTragedia
FuentesIgino
TemaNoble
DramaturgiaTragedia con desenlace feliz ; recepción de la Poética ; verosimilitud
AcciónAgnición
Personaje(s)Mérope
RecepciónAcadémica
FinalidadMoral ; maravilla ; ejemplaridad
OtrasAcademia de los Innominati a la que pertenece el autor
Présentation
Présentation en français
Présentation en italien
Texte
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A gli Illustriss[imi]. Signori Miei Osservandissimi I Sig[nori]. Accademici Innominati di Parma5
{NP1}Quando fui favorito, da così onorata radunanza, d’essere annoverato tra gli Accademici suoi6, con l’esenzione d’ogni carico, che per le accademiche leggi vien loro imposto, avendo in ciò rispetto non meno alla debolezza mia, che a molti e gravi negozi, che m’occupavano ; mi disposi di non goder giammai di tal privilegio, se necessità di viag{NP2} gio ò d’infirmità non lo confermassero.
Parendomi, che la gratitudine, tanto più mi spingesse à leggere, e disputare, quanto più la grazia fatta me ne liberava; e giudicando di poter con questo mezzo di nobile esercizio accrescere quel poco di sapere, che con lungo tempo, e con molta fatica acquistato m’avea; oltra alla commodità di conferire, disputando con molti ingegni pellegrini, che spesso inaspettati compariscono, mossi dal grido di così gloriosa Accademia. Perciò mi diedi à leggere la Poetica d’Aristotele, discorrendo, e disputando sopra le difficoltà che sorgono in quell’operetta imperfetta, e lacera : e fors’anco lacerata da qualche d’uno, che l’espone, o vuole ridurla storcendo il sentimento d’essa ai suoi propri capricci7. Frà molti dubbi che v’occorrono dava assai che pensare il luogo, ove si tratta de i modi delle recognizioni8, trà i quali il Filosofo sommamente commenda quello, che è nel fatto proprio, per lo quale standosi per far un grand’eccesso, si desiste nel punto di commetterlo9; dando di ciò l’esempio di Merope. Onde parea che n’avvenisse, che nelle Tragedie perplesse10 quella dell’altre fosse migliore, che in lieto fine {NP3} terminasse, essendo la favola l’anima della Tragedia11, e ricevendo bellezza dal modo della recognizione; e il più bello di essa, trovandosi rivolto a lieto fine. Il che pare contrario allo stesso Filosofo, che prepone quelle Tragedie a tutte l’altre che in mesto fine son terminate12. Sopra tal difficoltà adducendo io certi miei pensieri, che con tutte le lezioni fatte sopra quel libro potrebbono13 presto vedersi fù discorso, e disputato assai. Et secondo essi mi posi a compor la Merope, conformandomi, nella costituzione, con Higino14; poi che non abbiamo altra luce da quelle che composero gl’antichi Tragici15; e variando ne i mezzi la testura16, secondo che più mi parea, che richiedesse il necessario, e il verisimile17 della consequenza delle parti, e ch’ella potesse aiutar’à trarne costumi più utili al viver moderno la condussi al fine18. E si come composta ch’io l’ebbi la donai scritta all’Accademia, così ora che da me vien fatta ristampare, ho voluto a V[ostre]. S[ignorie]. Illustris[sime]. dedicarla : sicuro, che per lor bontà la riceveranno come frutto colto ne i loro propri poderi, che, per insipidi che sieno, sogliono però sempre parer grati al gusto dei patroni. Et che in questo picciol dono riconosceranno il gran {NP4} dissimo desiderio, che sempre ho ritenuto di servire a così onorata compagnia. Prego Dio, ch’accresca gli studi degni loro, agevolando le fatiche con lo stimolo dell’onore, e difendendo gli scritti loro dal tempo, che suol far maggior’ingiuria à quell’opere, che più lungamente meriterebbon19 di vivere.
Di Montechiarugiolo il XXIX. di maggio M.D.C.V.
Delle S[ignorie]. V[ostre]. Illustriss[ime]
Socio, & Servit[ore].
Pomponio Torelli.