Préface
L’Adamo. Sacra rappresentazione
Andreini, Giovan Battista
Éditeur scientifique : Saint Martin, Marie
Description
Auteur du paratexteAndreini, Giovan Battista
Auteur de la pièceAndreini, Giovan Battista
Titre de la pièceL’Adamo. Sacra rappresentazione
Titre du paratexteAl benigno lettore, Giovan Battista Andreini
Genre du textePréface
Genre de la pièceSacra rappresentazione
Date1613
LangueItalien
ÉditionMilano : Geronimo Bordoni, 1613, in-8° (Lien vers l’édition numérisée bientôt disponible)
Éditeur scientifiqueSaint Martin, Marie
Nombre de pages5
Adresse sourcehttp://www.opal.unito.it/psixsite/TeatroitalianodelXVIeXVIIsecolo/Elencoopere/image11.pdf
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Andreini-Adamo-Preface.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Andreini-Adamo-Preface.html
Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Andreini-Adamo-Preface.odt
Mise à jour2015-03-27
Mots-clés
Mots-clés français
GenreDrame biblique
SourcesAncien Testament
SujetBiblique
DramaturgieVraisemblance ; expansion de la matière biblique en actes et scènes
LieuParadis
TempsDe la Création à la Chute
Personnage(s)Adam ; Ève ; le Démon ; l’Esprit saint
ReprésentationAllégorique
FinalitéÉdifiante
ExpressionRestituer le langage d’Adam ; renoncer à tous les procédés poétiques
AutreThéâtre et peinture
Mots-clés italiens
GenereDramma biblico
FontiAntico Testamento
ArgomentoBiblico
DrammaturgiaVerosimiglianza ; espansione della materia biblica in atti e scene
LuogoParadiso
TempoDalla Creazione alla Caduta
Personaggio(i)Adamo ; Eva ; Demonio ; Spirito santo
RappresentazioneAllegorica
FinalitàEdificazione
EspressioneRestituire la lingua di Adamo ; rinunciare a tutti i procedimenti poetici
AltriTeatro e pittura
Mots-clés espagnols
GéneroDrama bíblico
FuentesAntiguo testamento
TemaBíblico
DramaturgiaVerosimilitud ; expansión de la materia bíblica en actos y escenas
LugarParaíso
TiempoDe la Creación a la Caída
Personaje(s)Adán ; Eva ; Demonio ; Espíritu Santo
RepresentaciónAlegórica
FinalidadEdificación
ExpresiónRestituir la lengua de Adán ; renunciar a todos los procedimientos poéticos
OtrasTeatro y pintura
Présentation
Présentation en français
L’adresse au lecteur souligne la difficulté de concilier théâtre et sujet biblique, et explicite les choix fondamentaux opérés par Andreini dans ce cadre. Une première difficulté, qui sépare le projet théâtral d’Andreini du projet épique de Milton, est spatio-temporelle : il s’agit de condenser l’histoire de l’humanité, depuis la Création jusqu’à la Chute, en cinq actes. Inversement, il faut parvenir à donner chair à la controverse entre Ève et le Démon, à partir du seul texte biblique, très lapidaire à ce sujet (Genèse, 3:4-5). Enfin, il faut représenter sur scène le Paradis. Surtout, le cœur du problème réside dans l’incarnation, par des acteurs, d’entités qui ne devraient pas être représentées : Dieu, le Saint Esprit, le Démon. Pour répondre au soupçon d’idolâtrie, Andreini rapproche le travail du poète et celui du peintre : de même que le peintre peut représenter l’Esprit saint d’une manière métaphorique, le théâtre fonctionne sur un mode allégorique, lorsqu’il fait représenter par des acteurs ce qui n’est en vérité que dialogue intérieur. La pièce est substance et accident : le spectateur, devant l’accident que sont les acteurs, doit pouvoir remonter à la substance. De plus, ce problème de l’incarnation implique une réflexion esthétique sur la nécessité, pour le dramaturge, d’inventer une langue adéquate, permettant de faire oublier l’incohérence première de faire parler Adam, qui a la science infuse. Andreini imagine le langage qu’aurait pu tenir le premier homme, alors même qu’il n’en subsiste aucune trace et qu’aucune comparaison n’est possible. Tous les ressorts de la poésie traditionnelle sont à rejeter : Adam, au paradis, ne peut s’affliger ; il ne peut se référer à l’histoire profane ou aux dieux païens ; il est aberrant de l’imaginer parler en vers savants. Il parlera donc en vers simples et purs, afin de respecter la simplicité de son statut de berger et de faire oublier, s’il est possible, ce langage qui ne devrait pas être. Cette préface d’Andreini souligne l’importance des problèmes religieux que soulève le genre de la sacra rapprezentazione, alors à son déclin, et qui expliquent peut-être son abandon progressif ; surtout, elle est l’occasion d’une réflexion sur l’efficacité d’un art mimétique dont le fonctionnement repose sur la parole, pour traiter de sujets dont la parole est exclue.
Présentation en italien
Texte
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Al benigno Lettore, Gio. Battista Andreini
{NP1} Sazio, e stanco, Lettor discreto, d’aver con l’occhio della fronte troppo fisso rimirate queste terrene cose ; quel della mente una volta innalzando a più belle considerazioni, e alle tante maraviglie sparse dal sommo Dio a benefizio dell’uomo per l’universo ; sentii passarmi il cuore da certo stimolo, e da non so che cristiano compungimento, veggendo, come offesa in ogni tempo da noi gravemente quella ineffabile bontà, benigna ad ogni modo ci si mostrasse, quelle in un continuo stato di beneficenza ad uso nostro conservando ; e come una sol volta provocata a vendetta, oltre i suoi vasti confini non allargasse il mare, al sole non oscurasse la luce, sterile non facesse la Terra, per abbissarci, per acciecarci, e per distruggerci finalmente. E tutto internato in questi divini affetti, mi sentii rapire a me stesso, e trapportare da dolce violenza là nel Terrestre Paradiso, ove pur di veder mi parea l’uomo primiero Adamo, fattura cara di Dio, amico degli angeli, erede del cielo, familiar delle stelle, compendio delle cose create, ornamento del tutto, miracolo della natura, imperador degli animali, unico albergatore dell’ universo, e {NP2} fruitore di tante maraviglie, e grandezze. Quindi invaghito ancor più che mai, risolvei co’l favor di Dio benedetto, di dare alla luce del mondo, quel che io portava nelle tenebre della mia mente ; sì per dare in qualche modo a conoscere, ch’io conosceva me stesso, e gli oblighi infiniti, ch’io tengo a Dio ; come, perché altri, che non conoscono, sapessero, chi fù, chi sia, e chi sarà quest’uomo, e dalla bassa considerazione di queste cose terrene, alzasser la mente alle celesti, e divine. Stetti però gran pezza in forse, s’io doveva, o poteva tentare composizione a me per molti capi difficilissima, poiché cominciando la sacra tela dalla creazione dell’uomo, sin là dov’è scacciato dal Paradiso terrestre (che sei ore vi corsero, come ben narra Sant’Agostino nel libro della Città di Dio3) non ben lo vedeva, come in cinque atti soli sì brieve fatto raccontar si potesse, tanto più disegnando per ogni atto il numero almeno di sei, o sette scene ; difficile per la disputa, che fece il Demonio con Eva, prima, che l’inducesse a mangiare il pomo, poi che altro non abbiamo se non il testo, che ne faccia menzione dicendo : « Nequaquam moriemini, et eritis sicut Dii, scientes bonum et malum4 ». Difficile per le parole d’Eva in persuadere Adamo (che pure aveva il dono della scienza infusa) a gustar del pomo ; ma difficilissima sopratutto, per la mia debolezza, poiché doveva la composizione rimaner priva di quegli ornamenti poetici, così cari alle Muse : priva di poter trarre le comparazioni da cose fabbrili, introdotte co’l volger de gli anni, poiché al tempo del primo uomo, non v’era cosa. Priva pur di nominar (mentre però parla Adamo, e con lui si ragiona) per esempio, archi, strali, bipenni, urne, coltelli, spade, aste, trombe, tamburi, trofei, vessilli, arringhi, martelli, faci, mantici, roghi, teatri, erari, e somiglianti cose, e infinite, avendole tutte introdotte la {NP3} necessità del peccato commesso. E però, come afflittive, e di pena, non dovevan passar per la mente, né per la bocca d’Adamo, ben che avesse la scienza infusa5, come quegli, che nell’ innocenza felicissimo si vivea : e priva eziandio del portare in campo fatti d’istorie sacre, o profane ; del raccontare menzogne di favolosi Dei ; di narrare amori, furori, armi, caccie, pescaggioni, trionfi, naufragi, incendi, incanti, e simili cose, che sono in vero l’ornamento, e lo spirito della poesia. Difficile, per non sapere in che stile dovesse parlare Adamo, perché risguardando al saper suo, meritava i versi intieri, grandi, sostenuti, numerosi : ma considerandolo poi pastore, e albergatore de’ boschi, pare, che puro, e dolce esser dovesse nel suo parlare6, e m’accostai perciò a questo di renderlo tale più, ch’io potessi con versi interi, e spezzati, e desinenze. E qui preso animo nel maggior mio dubbio, diedi, non so come, principio : andai, per così dire, senza mezzo seguendo : e giunsi al fine, né me ne avvidi. Onde ho da credere, che la bontà di Dio risguardando più tosto l’affetto buono, che i miei diffetti (sì come ritira spesso il cuor dell’uomo dall’opre male così l’induce insensibilmente ancora alle buone) fosse quella, che mi movesse la mano, e che l’opera mi terminasse. Dunque a lei sola debbo le grazie, di quella poca, che per avventura si trova nella presente fatica : sapendo, che l’onnipotenza sua avvezza a trarre maraviglie dal rozzo, e informe caos, così da quello, molto più rozzo, e informe della mia mente, abbia anche tratto, questo parto, se non per altro per esser sacro, e perché, per così dire, parlasse un mutolo in persona mia, per la povertà dell’ ingegno, come suole all’incontro far ammutire le più felici lingue, quando s’impiegano in cose brutte, e profane. Veggasi dunque con l’occhio della discrezione, né si biasimi per avventura la povertà dello stile, la poca gravità {NP4} nel portar delle cose, la sterilità de’ concetti, la debolezza de gli spiriti, gl’ insipidi sali, gli stravaganti episodii, come a dire (per lasciare una infinità d’altre cose). Che il Mondo, la Carne, e’l Diavolo per tentare Adamo in forma umana gli s’appresentino, poi ch’altro uomo, né altra donna non v’era al Mondo, poiché il Serpente si mostrò pure ad Eva con parte umana ; oltre che si fà questo, perché le cose sieno più intese dall’intelletto con que’ mezzi, che a’ sensi s’aspettano : posciaché in altra guisa come le tante tentazioni, che in un punto sostennero Adamo, e Eva, furono nell’interno della lor mente, così non ben capir lo spettator le poteva. Né si dè credere, che passasse il Serpente con Eva disputa lunga, poichè la tentò in un punto più nella mente, che con la lingua, dicendo quelle parole : « Nequaquam moriemini, et eritis sicut Dii etc. » e pur farà di mestieri, per esprimere quegli interni contrasti, meditar qualche cosa per di fuori rappresentarli. Ma, se al pittore, poeta muto, è p[er]messo con caratteri di colore l’esprimere l’antichità di Dio in persona d’uomo tutto canuto, e dimostrare in bianca Colomba la purità dello Spirito, e figurare i divini messaggi, che sono gli Angeli in persona di giovani alati ; perché non è permesso al poeta, pittor parlante, portar nella tela del teatro altro uomo, altra donna, ch’Adamo, e Eva ? E rappresentare quegli interni contrasti per mezzo d’immagini, e voci, pur tutte umane ? Oltre, che par più tollerabile l’introdurre in quest’ opera il Demonio in umana figura, di quel che sia l’introdur nell’istessa il Padre Eterno, e l’Angelo istesso ; e pur se questo è permesso, e si vede tutto giorno espresso nelle rappresentazioni sacre, perché non si ha da permettere nella presente, dove, se il maggior si concede, si dee conceder parimente il minor male ? Rimira dunque, Lettor benigno, più la sostanza, che l’accidente, per così di {NP5} re, contemplando nell’opera il fine di portar nel teatro dell’anima la miseria, e il pianto d’Adamo, e farne spettatore il tuo cuore, per alzarlo da queste bassezze, alle grandezze del cielo, co’l mezzo della virtù, e dell’aiuto di Dio, il qual ti feliciti.