Prologue
El Pedante
Belo, Francesco
Éditeur scientifique : De Luca, Emanuele
Description
Auteur du paratexteBelo, Francesco
Auteur de la pièceBelo, Francesco
Titre de la pièceEl Pedante
Titre du paratextePrologo
Genre du textePrologue
Genre de la pièceComédie
Date1538
LangueItalien
ÉditionRoma : Valerio Dorico e Luigi Bresciani, 1538, in-8°. (Lien vers l’édition numérisée bientôt disponible)
Éditeur scientifiqueDe Luca, Emanuele
Nombre de pages4
Adresse sourcehttp://www.opal.unito.it/psixsite/Teatro%20italiano%20del%20XVI%20e%20XVII%20secolo/Elenco%20opere/image35a.pdf
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Belo-Pedante-Prologue.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Belo-Pedante-Prologue.html
Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Belo-Pedante-Prologue.odt
Mise à jour2013-01-20
Mots-clés
Mots-clés français
GenreComédie (commedia nuova)
Personnage(s)Le pédant
ScenographieReprésentation de la ville de Rome
ReprésentationPublic
FinalitéSatire
ExpressionProse ; langue vulgaire / latin
ActualitéPédant ; procurateurs
Mots-clés italiens
GenereCommedia (commedia nuova)
Personaggio(i)Il pedante
ScenografiaRappresentazione della città di Roma
RappresentazionePubblico
FinalitàSatira
EspressioneProsa ; volgare / latino
AttualitàPedante ; procuratori
Mots-clés espagnols
GéneroComedia (commedia nuova)
Personaje(s)El pedante
EscenografiaRepresentación de la ciudad de Roma
RepresentaciónPúblico
FinalidadSátira
ExpresiónProsa ; lengua vulgar / latin
ActualidadPedante ; procuradores
Présentation
Présentation en français
Suivant un modèle déjà bien codifié, l’auteur s’adresse directement au public dans le prologue, adoptant le ton de l’invective. Il nous renvoie en même temps l’image d’un parterre chaotique et indiscipliné. L’orateur fait l’annonce de la comédie qui va suivre et souligne qu’il s’agit d’une « commedia nuova » (comédie nouvelle), c’est-à-dire écrite en « volgare » (langue vulgaire)4 et non en latin. Cela montre la nécessité éprouvée par l’auteur non seulement de justifier son propre choix linguistique à un moment clé de la renaissance de la comédie en Italie – n’oublions pas que la première édition de la pièce remonterait à 1529 et que nous sommes seulement à quelques années de la parution des œuvres d’Arioste et de Bibbiena –, mais aussi de défendre ce choix dans le contexte romain, où la question de l’usage du latin ou bien du « volgare » est certainement plus discutée qu’ailleurs. L’option de Belo est justifiée dans le prologue par la volonté de plaire au plus grand nombre (« compiacere ai più »), au moment où est lancée une attaque contre le latin mal pratiqué par les pédants, boiteux et inutile, qui prend à son tour l’allure d’une position nettement anti-courtoise de l’auteur. Renoncer au latin ne veut pas dire, cependant, avoir recours au « toscano », mais au langage courtisan pratiqué à Rome au XVIe siècle, plus en accord certainement avec l’espace où se déroule l’action : la capitale des États pontificaux.
Présentation en italien
Texte
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Prologo
SILENZIO, Oh spettatori, che ciccalar8 è questo ? Di grazia, lasciate un po’ questi vostri ragionamenti, e ricordatevi che questo luogo non è Banchi9 ove si tiene il mercato delle usure, e simonie e di stupri ed adulteri. E voi altri lasciate di grazia il motteggiare, il burlare altrui. Bastive10 l’avere ragionato un pezzo ed aver vaghezzato11 a vostro modo. E credo bene che chi vi cercassi ai piedi, vi trovarebbe12 forse altro che sputo. Questi pedanti me intendono meglio ch’io non lo so dire. Che spegner è quello che si fa colà su ? Olà ! Io dico bene a te, si, della uhu ! Vedi ch’io ti chiamarò a nome : che bisogna che tu ti cacci così dietro a colui ? Orsù ! Di grazia, assettatevi13 il meglio che voi possete14, se non che si spegneranno i lumi, e poi farete le commedie alla muta. Odi, odi quel vizioso che dice con quell’altro diavolo : - Fa’ che si spenghino15, ché me vorria16 mettere intorno a queste donne e levargli quelle gioie e quei pendenti17. - Ma tu non sai che vi potresti lasciar i tuoi18 ? E se tu non sei savio, tu sarai balzato peggio che non è quel buffon da bastonate dell’asino. Odi quell’altro che dice : - Costui è un gran bravo. - Son bravo per certo quando bisogna, come ora. E non guardate ch’io sia giovane, ché ne ho date molte più di punte, come più pericolosi colpi degli altri, che non n’ho rillevate19. E forse che qualcuno ch’è qui ne può essere buon testimonio : ch’io non fo20 come fan molti che portono la spada per fare il crudele coi servitori e con le donne, e stan sulle brusche cere21, sul tagliar dei mostacci22 e brusciar delle porte e il far de’ Trentuni. Ma dove diavolo mi sono io lasciato trasportar dalla collera ? Perdonatemi, colui ne è stato cagione23. Di che ragionavo io ? Ah si, pregavo questi giovani, e così vi priego voi {NP2}che desiderio avete di odire e intendere le cose del nostro Belo, che state cheti24, e che allargate ed aprite bene il buco degli orecchi acciò25 che vi entri il senso de questa nostra commedia : ché, si come voi sète26 capaci e buoni retentori delle altre materie che non vi si abbi ad imputare a pecoraggine27 il non aver tenuto bene a mente questa e massime non vi si facendo, per ora, altro argomento ; ben che mi rendo di certo che voi non farete vergogna né a voi né al vostro precettore, avendovi egli, si come è il dover, fatta una buona memoria locale. Questi più attempati so che non bisogna ch’io le advertisca, ché, sì come persone ripiene e di senno e di discrezione, benché si dica ch’ella è morta, taceranno.
Queste altre donne son certo che, per esser savie28 ed avendo sentito riprender voi, si accheteranno29, di sorte che pareranno mutole30, ancor che elle in simili luoghi il più delle fiate31, parlino più coi gesti che con la bocca e fanno intendere a cenni tali che non ha né occhi né lingua. Ma pur che voi non parliate io non mi curo del resto. Pur io vi veggio32, mercé della vostra buona natura, tutte modeste e savie, e son certo che starete in ordine con vostro sommo piacere, aprendoci ben su l’occhio per ricevere il nerbo, o il verbo substenziale33 per dire meglio, dei nostri ragionamenti. Ma avvertite di grazia di non pigliar a riverso34 il cotale, cioè il parlar nostro, come solete far qualche volta, per giuoco, con chi pare a voi, ché io me ne adirarei35, benché voi non sète sole, ch’oltre ai giovani, buona parte di questi attempati vi tengono compagnia e più quelli che nelle infelici corti, rifugio di affamati e ricetto d’ignoranti, si allevano36. La commedia è nuova... Ecco ch’io sento già sollevati i mormoratori che non possono star più cheti : Diavolo crepagli ! Che avete ? Che vi manca ? Di che borbottate ? Perché ho detto « nuova » e che volevino forse ch’io vi dicessi « vecchia »? Dio me ne guardi ch’io presenti alle Signorie Vostre cose che vi facessino stomacare37. O non sapete voi che {NP3} le cose vecchie vengono in fastidio e sanno di vieto38 ? E, che sia il vero, adimandatene39 a questi giovani, che come se le dice « l’è una vecchia », l’abborriscono, e vi sputano su come che se avessino40 preso l’assenzio : oltre che le fugono, le biasmano, le vituperano e chiamanole41 streghe, maliarde42, ruffiane, dispettose, ammazzapulce, riempiture del mondo e simile altre novelle (e secondo me non dicono la bugia). Il medesimo fanno queste altre giovani delicate che, come se li parla de qualche vecchio, tu le vedi quasi venir meno dall’angoscia; e tanto più quanto si imbattono in certi aguzzi, saputi, inferruzzati43, con le barbe e capelli coloriti, che gli par loro di esser il gallo della contrada, e non si accorgeno44 che pute45 loro il fiato o che han gli occhi guasti e di continuo gli colano e, quando sputano, fan certe gongole46 che verrebbono47 a schifo ai frati e sempre hanno uno starnuto e una scorreggia in ordine. Ed elle son savie48 a fuggirgli, altrettanto ne farei io. Sì che, per questo, ve ho ditto49 ch’ella è nuova, per ciò che tutte le cose nuove piacciono e diletto[no]50 ad ognuno. State adunque cheti ed advertite a non far cosa per la qual io ne abbi da far chiavare51 qualcuno di voi a mal modo in una prigione. La commedia si chiama El Pedante quale è persona che, con le lettere in mano, defenderà le ragioni sue. Né avete da pigliarve52 fastidio perché ella sia volgare, essendosi fatto a buon fine e per compiacer ai più. Ma, se l’autore avesse pensato che per farla latina vi fosse stata più accetta, egli si sarebbe ingegnato, se non in tutto, almeno in parte, di contentarvi ; e, se pur egli acciò non fossi stato buono, si arebbe53 fatto aiutare dal suo pedante. E se i latini non fossino54 stati tali quali le Signorie Vostre avessino55 meritato, sarebbono56 stati almeno come sonno57 quelli di questi affumati58 procuratori che parlono peggio di un tedesco quando si sforza di parlar italiano, ché il maggior piacere che potessino59 avere sarebbe che si abrusciassi60 e Diomede61 e Prisciano62 coi quali di continuo stanno in briga63 ; {NP4} e, pur che li venghi64 ben fatto, non si tengono a coscienza, sotto le paci e le pigierie, rompergli il capo e farli il peggio che possono65. Questa città è Roma. So che tutti la cognoscete. E perché questi recitanti han ditto a questi musici che sonnino66, io me ne andarò67. E voi state cheti.