Dédicace
L’Erotilla Tragedia di Giulio Strozzi Saggio Primo Terza Impressione
Strozzi, Giulio
Éditeur scientifique : Lattarico, Jean-François
Description
Auteur du paratexteStrozzi, Giulio
Auteur de la pièceStrozzi, Giulio
Titre de la pièceL’Erotilla Tragedia di Giulio Strozzi Saggio Primo Terza Impressione
Titre du paratexteAll’Illustrissimo e reverendissimo Principe Scipione Borghese, Cardinale di Santa Chiesa
Genre du texteDédicace
Genre de la pièceTragédie
Date1615
LangueItalien
ÉditionVenezia, Per l’Alberti, 1621, in-12°
Éditeur scientifiqueLattarico, Jean-François
Nombre de pages4
Adresse sourcehttp://www.opal.unito.it/psixsite/Teatro%20italiano%20del%20XVI%20e%20XVII%20secolo/Elenco%20opere/image668.pdf
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Strozzi-Erotilla-Dedicace.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Strozzi-Erotilla-Dedicace.html
Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Strozzi-Erotilla-Dedicace.odt
Mise à jour2015-05-03
Mots-clés
Mots-clés français
GenreTragédie ; tragi-comédie
DramaturgieDénouement heureux
ReprésentationAristocratique ; noces
FinalitéMorale ; mélange de douleur et de joie
Mots-clés italiens
GenereTragedia ; tragicommedia
DrammaturgiaLieto fine
RappresentazioneAristocratica ; nozze
FinalitàMorale ; misto di dolore e di allegrezza
Rapporti professionali.
Mots-clés espagnols
GéneroTragedia ; tragicomedia
DramaturgiaDesenlace feliz
RepresentaciónAristocrática ; bodas
FinalidadMoral ; mezcla de dolor y de alegría
Présentation
Présentation en français
Présentation en italien
Texte
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All’Illustrissimo e reverendissimo Principe Scipione Borghese, Cardinale di Santa Chiesa
{7} Nacque la mia Erotilla nell’ozio di Padova, e cresciuta, ed allevatasi per molti anni1 a cotesta Corte, alla nuova del felicissimo sponsalizio del Signor Principe di Sulmona2 senza l’ultima sua lisciatura3 a Vostra Signoria Illustrissima si appresenta. E chi può mai rattenere in casa una donna vogliolosa4, e forse da più d’uno vagheggiata ? Io so che così sconcia non sarà da lei in quel pregio di bellezze tenuta, del quale tutte le femmine sono sì vaghe. Ma la sempli{8}ce s’inganna col darsi a credere che belle paiano tutte le cose a gl’occhi di coloro che con alcun affetto le rimirano. Si confida troppo nell’affezzione di Vostra Signoria Illustrissima verso tutte le cose mie : che ancorché ella non rimanga dalla sua gentilezza in parte alcuna defraudata, da molti però sarà con ragione schernita, per lo esser sì nuda, e manchevole in tempo di nozze alla presenza di sì gran principe comparsa. Ma che hanno a fare le tragedie con le nozze5 ? Nel vero la disconvenevolezza sarebbe grande, se la mia non fosse una di quelle tragedie, alle quali è lecito di terminare con fine allegro6, e di lasciare a bocca dolce gli uditori. Né voglio che altri per tragicommedia7 me la battezzi, percioché questi mostrarebbe di non intendere la forza di tal voce, né di sapere in qual senso l’abbiano usata gli Antichi8. Poiché tragicommedia dissero a quelle commedie solamente, nelle quali frammettevano alcun personaggio più nobile e tragico, come Eroe o Dio, ma non chiamano mai con tal nome quelle tragedie, le quali in allegrezza fecero terminare. È vero che queste tali secondo le regole d’Aristotele ?9 paiano meno perfette, ma secondo il gusto di oggidì, che è regola d’ogni regola10, sono con {9} maggiore avidità ricevute, e con maggiore pazienza ascoltate. La cagione di questo sarà forse che fattosi il mondo più mansueto e più docile, non ha il poeta di mestieri di inanimirlo11 al bene, e di ritrarlo da’ vizi con esempi sì crudeli e lacrimevoli, come contengono quelle prime maniere di tragedie lodate da Aristotile12, attissime a quella rozza e fiera antichità, con la quale poteva più la rimembranza de’ castighi che la speranza del premio. Laonde quest’altra maniera di comporre col bellissimo misto di dolore e di allegrezza raccende gli animi nostri più agevolmente alla virtù. Tale è la mia Erotilla, alla quale non altrimenti sarà lecito il comparire alle nozze, che sia dicevole a giovani donne vestite di bruno, lo stare ancora presenti ai balli e alle veglie. Scusi Vostra Signoria Illustrissima la debolezza e povertà del dono, in lui rimirando l’affetto di chi sì volentieri in tutte le cose sue se le rassegna per vero, ed obligatissimo servidore ; il quale spera finalmente doverle esser non discara13 la sua Erotilla per venirle presentata alla mano dell’Illustrissimo Cardinale Capponi, che mercè delle principalissime ed egregie sue doti, è appresso di Vostra Signoria Illustrissima, ciò è appresso di Principe {10} giudiziosissimo, in possesso di non ordinaria benevolenza, e di continuato favore. Il Signor nostro dator d’ogni grandezza quel colmo le conceda, ch’io ne’ miei versi affettuosamente le auguro e le desidero.
Di Venezia, li 29 maggio 1615.