IdT – Les idées du théâtre


 

Dédicace

Gli Amorosi inganni

Belando, Vincenzo

Éditeur scientifique : Spanu Fremder, Silvia

Description

Auteur du paratexteBelando, Vincenzo

Auteur de la pièceBelando, Vincenzo

Titre de la pièceGli Amorosi inganni

Titre du paratexteAll’illustre mio Signore il Signor Gabriel de Guénégaud, Signor del detto luogo e del Plessis Belleville, Consigliero e Segretario del Re, Casa e Corona di Francia

Genre du texteDédicace

Genre de la pièceComédie

Date1609

LangueItalien

ÉditionParigi, David Gillio, 1609, in-12°. (Numérisation en cours)

Éditeur scientifiqueSpanu Fremder, Silvia

Nombre de pages6

Adresse source

Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Belando-AmorosiInganni-Dedicace.xml

Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Belando-AmorosiInganni-Dedicace.html

Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Belando-AmorosiInganni-Dedicace.odt

Mise à jour2013-01-20

Mots-clés

Mots-clés français

GenreComédie

DédicataireRespect ; recherche de bienveillance et de protection

FinalitéAction moralisatrice / action de divertir

ExpressionLatin ; style soutenu ; usage des concetti

Mots-clés italiens

GenereCommedia

Dedicatario e PersonaggioRispetto ; ricerca di benevolenza e di protezione

FinalitàAzione moralizzante / azione di divertire

EspressioneLatino ; stile alto ; uso del concettismo

Mots-clés espagnols

GéneroComedia

Dedicatario y personajeRespeto ; búsqueda de benevolencia y protección

FinalidadAcción moralizadora / acción recreativa

ExpresiónLatin ; estilo elevado ; uso de los conceptos

Présentation

Présentation en français

Sicilien d’origine, Vincenzo Belando arriva à Paris au début du XVIIe siècle. Il ne reste quasiment aucune trace de la biographie de cet acteur et auteur. Nous savons toutefois que c’est au cours de sa résidence en France, où il mourra, qu’il compose les deux seuls ouvrages qui nous sont restés : les Lettres facétieuses1 (1588) et Les Tromperies amoureuses, comédie entièrement dialoguée, en trois actes, que Belando commence à rédiger aux alentours de l’année 1593 et qui ne sera publiée que seize années plus tard, en 16092. Adressée à Gabriel de Guénégaud, trésorier du Roi, ami et soutien de l’auteur, cette dédicace est le premier des multiples textes liminaires qui précèdent la pièce. Belando espère s’assurer la protection royale et la bienveillance de la cour, et le choix d’un aussi illustre et digne destinataire explique d’ailleurs la recherche d’un style soutenu, le recours à la citation érudite, par ailleurs mal maîtrisée par l’auteur, comme le montrent les vers latins mal transcrits des Carmina d’Horace. Après la célébration de son destinataire, l’auteur passe à la présentation de sa comédie, qu’il définit comme remplie de concetti, mais aussi porteuse d’enseignements et de contenus moralisateurs. À la fin de la dédicace, par un jeu subtil de métaphores filées, Belando compare sa « nouvelle » comédie à l’eau cristalline offerte, de ses propres mains, par le paysan rustique – figure clairement auto-référentielle, vile et basse – à l’Illustre Roi des Perses, référence à l’antiquité qui permet, une fois de plus, de célébrer l’illustre destinataire. Cette déclaration de fausse modestie est purement rhétorique et sert la vocation première de ce texte liminaire, c’est-à-dire la recherche de soutien et le désir d’intégrer le cercle des auteurs protégés par la cour de France.

Présentation en italien

Siciliano d’origine, Belando giunse in Francia probabilmente all’inizio del Seicento. Non resta quasi nessuna traccia della vita di questo attore e autore. Sappiamo però che fu proprio durante la permanenza oltralpe, dove morì, che compose e fece pubblicare gli unici due lavori che ci sono rimasti : le Lettere facete (1588)3 e Gli Amorosi Inganni, commedia distesa, in tre atti, iniziata intorno al 1593 e pubblicata solo sedici anni più tardi, nel 16094. Indirizzata a Gabriel de Guénégaud, tesoriere del Re, amico e sostegno di Belando, la dedica è il primo dei molteplici testi liminari che precedono la commedia. Belando spera di assicurarsi la protezione e la benevolenza del re e della corte e la scelta di un destinatario illustre e degno spiega la ricerca dello stile aulico, il ricorso alla citazione erudita, che Belando padroneggia scarsamente, come mostrano i versi latini mal riportati dai Carmina di Orazio. Dopo aver celebrato il proprio destinatario, l’autore passa alla presentazione della commedia, che definisce come « concettuosa », quindi divertente, ma allo stesso tempo portatrice di un una funzione moralizzante e di insegnamento. Alla fine della dedica, attraverso un sottile gioco di metafore filate, Belando paragona la propria commedia all’acqua cristallina e limpida, che il « rustico villano » (figura autoreferenziale, vile, bassa) offre con le proprie mani, all’Illustre Re de Persi, referenza antica che permette di celebrare nuovamente l’illustre destinatario. La dichiarazione di falsa modestia è naturalmente retorica e si inserisce nello spirito di questo testo liminare, volto a richiedere sostegno e motivato dal desiderio di entrare a far parte della cerchia degli autori protetti dalla corte di Francia.

Texte

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All’illustre mio Signore il Signor Gabriel de Guénégaud, Signor del detto luogo e del Plessis Belleville, Consigliero e Segretario del Re, Casa e Corona di Francia                        

Sogliono molti uomini, illustre Signore, dovendo esaltar un cavalliero, trovar certi luoghi comuni insegnati dall’arte oratoria, lodandolo per la patria {NP 2} in cui è nato. S’egli è di Parigi o Lione dicano, che per esser nato in città principale e illustre merita lode e grido, con varie digressioni s’affaticano di sublimar la sua patria, per far da quella risaltare, e discendere le lodi nel gentiluomo ch’essi comendano5. Ma volendo io celebrare Vostra Signoria il Re (oh gran temerità) non posso né devo prevalermi di tali precetti che la retorica insegna, e dagli altri osservati ed in uso posti, per non aver io alcuna tintura delle lettere latine ; perciò io, tenendo stile inconsueto, insolito, strata inusitata ed ordine contrario, dirò ch’ella, quantunque nata nel ducato di Borbone nobilissimo, e chia{NP 3}ro al par d’ogni altro che riscaldi il sole e bagni l’acqua, non può dalla sua patria ricever lume o splendore alcuno, anzi concludo che il ducato di Borbone da Vostra Signoria il Re viene innalzato e reso più nobile che non era, e se anco nella ignobile ed oscura Seriffo6 (il che però non vorrei ch’avesse consentito il Cielo per non levare a così degna arte tanto ornamento) avresti l’isola di Seriffo, essendo nuovo sole, rallumata al par di Delo e Delfo7, sì care a Febo8 e sì pregiato al mondo ; ma per non defraudare la patria vostra de’ suoi meriti, affermo ch’ella è degna madre di voi, e voi degnissimo figlio di lei, alludendo quasi al {NP 4}verso d’Orazio : O matre pulcra fili [sic] pulcrior9. Ma chi è quello di stile così alto, d’ingegno così perspicace e di facondia così grande a cui basti l’animo di lodarvi ? Stimo il tacer le vostre lodi alla bassezza mia cosa migliore se i savi le tacciono, e dirgli che i meriti vostri, alle virtù fisse nel firmamento, del bellissimo animo vostro formano un ciel sereno, il quale non è contemplato dagli astrologhi, ma solo da Iddio. Ora questi meriti e queste virtù son state quelle catene che mi legarono in dolce e volontaria servitù, obbligata continuamente dalla sua cortesia, alla quale voglio offerire Gli Amorosi{NP 5} inganni, commedia morale e piena di concettini piacevoli (s’io non m’inganno) in cui scorgerà, come in cristallo, l’affetto mio sacrato al tempio della vostra bontà. L’accetti adunque con quella serenità di volto ch’accettò quell’antico Re dei Persi l’acqua cristallina tratta dal vivo fonte da rustico villano, con il vaso delle sue mani, ché10 l’offerire con affetto ai maggiori, benché l’effetto sia povero, è la vera grandezza di cui s’adorna l’immortalità, a cui consacrate i vostri fatti egregi rememorando all’autunno della vostra gentilezza, l’inverno cadente della mia età matura, ché per terminare gli accidenti mondani non {NP 6} terminerà la ricordanza delle molte cortesie da voi ricevute11. E con tal fine, me l’inchino con lo spirito del lume, ombra di quell’ombra divina, che segue l’orme sacre di quello spirito ch’esce dalla colomba della Trinità.

Di Parigi, questo dì, 23 di luglio del 1609.

Di Vostra Signoria il Re,

Umilissimo e affettuosissimo  servitore

Vincenzo Belando detto Cataldo12.