Dédicace
Gli Amorosi inganni
Belando, Vincenzo
Éditeur scientifique : Spanu Fremder, Silvia
Description
Auteur du paratexteBelando, Vincenzo
Auteur de la pièceBelando, Vincenzo
Titre de la pièceGli Amorosi inganni
Titre du paratexteAll’illustre mio Signore il Signor Gabriel de Guénégaud, Signor del detto luogo e del Plessis Belleville, Consigliero e Segretario del Re, Casa e Corona di Francia
Genre du texteDédicace
Genre de la pièceComédie
Date1609
LangueItalien
ÉditionParigi, David Gillio, 1609, in-12°. (Numérisation en cours)
Éditeur scientifiqueSpanu Fremder, Silvia
Nombre de pages6
Adresse source
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Belando-AmorosiInganni-Dedicace.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Belando-AmorosiInganni-Dedicace.html
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Mise à jour2013-01-20
Mots-clés
Mots-clés français
GenreComédie
DédicataireRespect ; recherche de bienveillance et de protection
FinalitéAction moralisatrice / action de divertir
ExpressionLatin ; style soutenu ; usage des concetti
Mots-clés italiens
GenereCommedia
Dedicatario e PersonaggioRispetto ; ricerca di benevolenza e di protezione
FinalitàAzione moralizzante / azione di divertire
EspressioneLatino ; stile alto ; uso del concettismo
Mots-clés espagnols
GéneroComedia
Dedicatario y personajeRespeto ; búsqueda de benevolencia y protección
FinalidadAcción moralizadora / acción recreativa
ExpresiónLatin ; estilo elevado ; uso de los conceptos
Présentation
Présentation en français
Présentation en italien
Texte
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All’illustre mio Signore il Signor Gabriel de Guénégaud, Signor del detto luogo e del Plessis Belleville, Consigliero e Segretario del Re, Casa e Corona di Francia
Sogliono molti uomini, illustre Signore, dovendo esaltar un cavalliero, trovar certi luoghi comuni insegnati dall’arte oratoria, lodandolo per la patria {NP 2} in cui è nato. S’egli è di Parigi o Lione dicano, che per esser nato in città principale e illustre merita lode e grido, con varie digressioni s’affaticano di sublimar la sua patria, per far da quella risaltare, e discendere le lodi nel gentiluomo ch’essi comendano5. Ma volendo io celebrare Vostra Signoria il Re (oh gran temerità) non posso né devo prevalermi di tali precetti che la retorica insegna, e dagli altri osservati ed in uso posti, per non aver io alcuna tintura delle lettere latine ; perciò io, tenendo stile inconsueto, insolito, strata inusitata ed ordine contrario, dirò ch’ella, quantunque nata nel ducato di Borbone nobilissimo, e chia{NP 3}ro al par d’ogni altro che riscaldi il sole e bagni l’acqua, non può dalla sua patria ricever lume o splendore alcuno, anzi concludo che il ducato di Borbone da Vostra Signoria il Re viene innalzato e reso più nobile che non era, e se anco nella ignobile ed oscura Seriffo6 (il che però non vorrei ch’avesse consentito il Cielo per non levare a così degna arte tanto ornamento) avresti l’isola di Seriffo, essendo nuovo sole, rallumata al par di Delo e Delfo7, sì care a Febo8 e sì pregiato al mondo ; ma per non defraudare la patria vostra de’ suoi meriti, affermo ch’ella è degna madre di voi, e voi degnissimo figlio di lei, alludendo quasi al {NP 4}verso d’Orazio : O matre pulcra fili [sic] pulcrior9. Ma chi è quello di stile così alto, d’ingegno così perspicace e di facondia così grande a cui basti l’animo di lodarvi ? Stimo il tacer le vostre lodi alla bassezza mia cosa migliore se i savi le tacciono, e dirgli che i meriti vostri, alle virtù fisse nel firmamento, del bellissimo animo vostro formano un ciel sereno, il quale non è contemplato dagli astrologhi, ma solo da Iddio. Ora questi meriti e queste virtù son state quelle catene che mi legarono in dolce e volontaria servitù, obbligata continuamente dalla sua cortesia, alla quale voglio offerire Gli Amorosi{NP 5} inganni, commedia morale e piena di concettini piacevoli (s’io non m’inganno) in cui scorgerà, come in cristallo, l’affetto mio sacrato al tempio della vostra bontà. L’accetti adunque con quella serenità di volto ch’accettò quell’antico Re dei Persi l’acqua cristallina tratta dal vivo fonte da rustico villano, con il vaso delle sue mani, ché10 l’offerire con affetto ai maggiori, benché l’effetto sia povero, è la vera grandezza di cui s’adorna l’immortalità, a cui consacrate i vostri fatti egregi rememorando all’autunno della vostra gentilezza, l’inverno cadente della mia età matura, ché per terminare gli accidenti mondani non {NP 6} terminerà la ricordanza delle molte cortesie da voi ricevute11. E con tal fine, me l’inchino con lo spirito del lume, ombra di quell’ombra divina, che segue l’orme sacre di quello spirito ch’esce dalla colomba della Trinità.
Di Parigi, questo dì, 23 di luglio del 1609.
Di Vostra Signoria il Re,
Umilissimo e affettuosissimo servitore
Vincenzo Belando detto Cataldo12.