IdT – Les idées du théâtre


 

Dédicace

Sant’Orsola in Brettagna, tragedia o vero rappresentazione

Ricuperati, Piero

Éditeur scientifique : Zanin, Enrica

Description

Auteur du paratexteRicuperati, Piero

Auteur de la pièceMercati, Guidobaldo

Titre de la pièceSant’Orsola in Brettagna, tragedia o vero rappresentazione

Titre du paratexteAl reverendissimo monsignore mio signore colendissimo il signore Ottavio Abioso, vescovo eletto di Pistoia

Genre du texteDédicace

Genre de la pièceTragedia

Date1585

LangueItalien

ÉditionFlorence, Bartolomeo Sermartelli, 1585 (numérisation en cours)

Éditeur scientifiqueZanin, Enrica

Nombre de pages5

Adresse source

Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Mercati-SantOrsola-Dedicace.xml

Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Mercati-SantOrsola-Dedicace.html

Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Mercati-SantOrsola-Dedicace.odt

Mise à jour2014-03-14

Mots-clés

Mots-clés français

GenreTragédie

SourcesHagiographie

SujetVies de saints

DramaturgieFiction et histoire ; matière et effets de la tragédie

RéceptionHistoire éditoriale

FinalitéConsolation et édification

Mots-clés italiens

GenereTragedia

FontiAgiografia

ArgomentoVite di santi

DrammaturgiaStoria e finzione ; materia e effetti della tragedia

RicezioneStoria dell’edizione

FinalitàConsolazione ed edificazione

Mots-clés espagnols

GéneroTragedia

FuentesHagiográficas

TemaVidas de los santos

DramaturgiaFicción e historia ; materia y efectos de la tragedia

RecepciónHistoria editorial

FinalidadConsuelo y moralidad

Présentation

Présentation en français

La dédicace de Sant’Orsola in Brettagna (Sainte Ursule en Bretagne), sans traiter de manière approfondie d’enjeux dramaturgiques, expose la pratique ordinaire en matière de dédicace et fait référence à des problèmes qu’il était coutume d’invoquer dans les paratextes des pièces à martyre. L’auteur de la dédicace, Piero Ricuperati1, entend à la fois excuser et défendre les choix de Mercati, qui s’écarte consciemment de la norme tragique pour porter à la scène un sujet religieux, la mort de sainte Ursule qui, depuis la Bretagne, part en pèlerinage à Rome avec cent vierges, y trouve la mort, apparaît aux siens en songe et opère la conversion de son père et de son époux. Ricuperati pose la question du thème de la tragédie : la pièce de Mercati ne traite pas des chutes de rois et de puissants, comme il est coutume dans la tragédie, mais de la mort miraculeuse d’une jeune vierge. Ce sujet pourrait paraître inconvenant en raison de son style (moins élevé que le style tragique) et de son intrigue (la pièce se dénoue par la mort de la sainte et ses conséquences miraculeuses). Or, nous dit Ricuperati, ce sujet a le mérite de ne pas être une « fable » – donc de ne pas être feint – mais d’être vrai, c’est-à-dire d’exprimer les vérités de la foi tout comme les vérités de l’histoire. L’épisode dramatique est vrai et véridique. En d’autres termes, le plus ou moins grand degré de vérité de l’intrigue n’est pas seulement défini par sa coïncidence avec la réalité, suivant la logique mimétique, mais aussi en fonction de son rapport à la vérité, c’est-à-dire suivant la logique allégorique. En ce sens, les affirmations de Ricuperati semblent manifester une transition épistémique : d’un côté, l’auteur évoque la logique de l’analogie et juge de la vérité de la pièce en fonction de sa plus ou moins grande proximité avec les vérités de la foi, de l’autre, l’auteur évoque la logique de la vraisemblance, et juge de la valeur de la pièce en raison de sa plus ou moins grande conformité au réel.

Un autre thème effleuré par cette dédicace est celui des effets de la représentation. Ricuperati prétend que la tragédie est efficace, parce qu’elle suscite la « consolation » de ceux qui contemplent les mystères divins. Il attribue à la tragédie sacrée une finalité distincte. La tragédie ne doit pas susciter la crainte et la pitié, mais éveiller chez le spectateur véritablement converti un sentiment de consolation, c’est-à-dire la révélation que les « mystères divins » qu’il contemple sont effectivement efficaces et réels. Ricuperati montre donc comment la tragédie opère une forme de distinction entre ceux qui comprennent la vérité de la pièce et ceux qui, éloignés des mystères divins, ne peuvent pas l’atteindre. L’auteur invite le spectateur à se ranger du côté de ceux qui sont aptes à recevoir la « consolation » due à leur piété. Cette réflexion sur l’efficacité propre aux pièces religieuses est relativement commune dans les tragédies sacrées de l’époque, mais, dans cette dédicace, Ricuperati choisit de ne pas évoquer des catégories aristotéliciennes, comme la « pitié » et la « compassion », courantes dans les traités et les dédicaces, pour traiter de l’effet spécifique à la tragédie spirituelle de Mercati, fondée sur la « consolation », et donc aussi bien morale que pathétique. Toutefois, il est fort probable que la mort de l’auteur, évoquée par Ricuperati, n’a jamais permis à Sainte Ursule de monter sur scène et donc de vérifier ou d’invalider les hypothèses formulées par la dédicace.

Présentation en italien

La dedica di Sant’Orsola in Brettagna, senza trattare in modo approfondito di questioni teatrali, è un esempio della pratica ordinaria dei paratesti alla fine del Cinquecento, e fa riferimento a problemi che era uso invocare nei testi liminari delle tragedie spirituali. L’autore delle dedica, Piero Ricuperati2 intende scusare e difendere le scelte di Mercati, che si allontana esplicitamente dalla norma tragica per mettere in scena un tema religioso, la morte di Sant’Orsola, che dalle Bretagna parte in pellegrinaggio verso Roma con cento vergini, muore a Roma, appare in sogno ai suoi e opera la conversione del padre e dello sposo. Ricuperati sottolinea il carattere problematico del tema della tragedia, che non tratta delle cadute di re e potenti, ma della morte miracolosa di una giovane vergine. Una tale tragedia pare irregolare a causa del suo stile (meno elevato dello stile tragico) e dello snodo quasi felice della sua trama (l’opera si conclude colla morte della santa e le sue conseguenze miracolose). Tuttavia, ci dice l’autore della dedica, tale soggetto ha il merito di non essere una « favola » (cioè di non essere finto) ma di essere vero, cioè di esprimere le verità della fede, come pure le verità della storia. L’episodio drammatico è sia vero che veridico. In altri termini, la più o meno grande « verità » dell’intreccio non è solo definita grazie alla sua coincidenza con la realtà, secondo la logica mimetica, ma anche grazie al suo rapporto con la verità, cioè secondo la logica dell’allegoria. In questo senso, le affermazioni di Ricuperati paiono manifestare un’esitazione epistemica: da un lato, l’autore evoca la logica dell’analogia e giudica la verità della tragedia in base alla sua più o meno grande distanza dalla verità della fede, dall’altro, l’autore evoca la logica della verosimiglianza, e giudica  la qualità della tragedia in base alla sua relativa conformità con la realtà. ; Un altro tema evocato nella dedica è quello degli effetti della rappresentazione. L’autore della dedica sostiene che la tragedia è efficace perché suscita la « consolazione » di quanti credono ai misteri divini. Egli attribuisce alla tragedia sacra una finalità propria. Invece di ricercare la paura e la pietà, la tragedia deve suscitare nello spettatore sinceramente credente un sentimento di consolazione, cioè la conferma che i « misteri divini » che egli contempla sono effettivamente efficaci e reali. Ricuperati mostra quindi come la tragedia applichi un discrimine che distingue coloro che capiscono la verità (religiosa) dello spettacolo e coloro che, lontani dai misteri divini, non possono intendere il mistero rappresentato. L’autore invita quindi implicitamente lo spettatore a stare con coloro in grado di ricevere la « consolazione » meritata dalla loro « pietà ». Questa riflessione sull’efficacia propria del teatro religioso è relativamente comune nelle tragedie sacre dell’epoca, ma in questa dedica Ricuperati sceglie di non evocare delle categorie di tradizione aristotelica, quali la « pietà » o la « compassione » che hanno in genere corso in trattati e dediche, per difendere l’efficacia specifica della tragedia spirituale di Mercati, fondata sulla « consolazione », e dunque sia morale che patetica. Tuttavia è probabile che la morte dell’autore, alla quale allude Ricuperati, non abbia mai permesso a Sant’Orsola di apparire in scena e quindi di verificare od invalidare le ipotesi formulate nella sua dedica.

Texte

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Al reverendissimo monsignore mio signore colendissimo il signore Ottavio Abioso3, vescovo eletto di Pistoia

[NP1] Perché non meno per divine, che umane leggi, ci viene reverendissimo monsignore espressamente comandato, che esseguire si devino4 da chi s’aspetta l’ultime volontà di coloro, che sopraggiunti da Morte, non hanno potuto mandare ad effetto le lodevoli imprese, che in vita disegnate aveano. Vengo ora a soddisfar un debito, a cui più tempo fa rimasi obbligato con V[ostra] S[ignoria] Reverendissima. Percioché dopo l’immatura [NP2] morte de M. Guidobaldo Mercati5, à me non tanto d’affinità, quanto di strettissima intrinsichezza congiunto, essendomi rimasto nelle mani il martirio di S. Orsola rappresentato da lui nella presente tragedia, perche io in nome suo dedicar la dovesse à V[ostra] S[ignoria] Reverendissima, grave fallo in vero, sarebbe stato il mio, se avessi mancato d’esseguire questo suo onesto desiderio atteso massime, che egli più volte conferisse meco non ad altro fine essersi impiegato intorno a queste lodevoli fatiche, che per dare a lei qualche saggio del suo vivo ingegno, ed acquistarsi in qualche parte la grazia di V[ostra] S[ignoria] Reverendissima la quale (mentre e’ visse) talmente osservò ed ebbe [NP3] in riverenza, che altro non desiderò giammai che vivere e morire in servizio di quella. Ne mi ha distolto, reverendissimo monsignore, da eseguire questa sua volontà, il conoscer’io che nominandosi questa picciola operetta tragedia, non ha in se quegli accesi colori, ne quei perfetti lineamenti rappresentata, che a figura tragica si converrebbono6. Imperoché considerato in effetto che in questa composizione non si trattano ne favole di poeti, ne fortunosi avvenimenti di Re mondani, dalle cui vere istorie per condurre a più lodevol forma un’azione è lecito alcuna volta partirsi, ma che qui si rappresenta il vero ritratto del Martirio di così Santa [NP4] Verginella, e che finalmente qui si deve aver per fine la mera verità dell’historia ad honor dell’Altissimo Iddio, ed ad eterna consolazione di quegli, che continuamente contemplano i Misterij divini, non mi posso arrecare a credere, che si abbi a ritrovare alcuno di sano intelletto, che vogli che quà si ricerchino quelle diritte osservazioni, e quelle limitate regole, le quali lasciate nelle materie profane non piccol biasimo arrecherebbono7 à chi le trascurasse8. Prenda adunque V[ostra] S[ignoria] Reverendissima, e da esso M. Guidobaldo, e da me che eseguisco la sua volontà, il picciol dono che le viene, il qual ancor che non sia corrispondente [NP5] alla grandezza dell’infinito valor suo, si degnerà nondimeno per suo generoso costume accettarlo con quel buon animo, col quale ella sempre ha dimostrato di ricevere la servitù dell’onorata famiglia de’ Mercati, e di me stesso servo V[ostra] S[ignoria] Reverendissima à cui umilmente faccio riverenza con pregarle contento, e lunga vita. Di Firenze il dì primo di marzo 1584,

Di V[ostra] S[ignoria] Reverendissima

Obbligatissimo servitore Piero Ricuperati.