Prologue
La Idropica
Guarini, Battista
Éditeur scientifique : Bucchi, Gabriele
Description
Auteur du paratexteGuarini, Battista
Auteur de la pièceGuarini, Battista
Titre de la pièceLa Idropica
Titre du paratextePrologo
Genre du textePrologue
Genre de la pièceCommedia
Date1613
LangueItalien
ÉditionVenezia, Giovan Battista Ciotti.
Éditeur scientifiqueBucchi, Gabriele
Nombre de pages6
Adresse sourcehttp://www.opal.unito.it/psixsite/Teatro%20italiano%20del%20XVI%20e%20XVII%20secolo/Elenco%20opere/image146.pdf
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Guarini-Idropica-Prologue.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Guarini-Idropica-Prologue.html
Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Guarini-Idropica-Prologue.odt
Mise à jour2014-10-08
Mots-clés
Mots-clés français
GenreComédie
SujetInventé
DramaturgieIntrigue vraisemblable ; modération du comique vulgaire ; épilogue inattendu
LieuVille de Padoue
TempsAction correspondant à une journée ; respect de l’ unité de temps
ActionBienséante ; vraisemblable
Personnage(s)Personnage féminin vertueux
ComédiensPolémique contre les comédiens improvisateurs ; acteurs dilettantes académiciens
ScenographieDécor reconnaissable pour le public
ReprésentationVenise ; public de sénateurs, de jeunes gens, de pères ; public féminin
FinalitéMorale ; merveille ; satire (du pédant)
ExpressionProse ; volgare ; insertion de latinismes (satire du pédant) et de jargon des voleurs
MetadiscoursDécadence de la comédie en langue vulgaire
Mots-clés italiens
GenereCommedia
ArgomentoInventato
DrammaturgiaIntreccio verosimile ; moderazione del comico scurrile ; epilogo inaspettato
LuogoCittà di Padova
TempoAzione corrispondente a una giornata ; rispetto dell’unità di tempo
AzioneDecorosa ; verosimile
Personaggio(i)Personaggio femminile virtuoso
AttoriPolemica contro i comici dell’arte ; attori dilettanti « accademici »
ScenografiaRiconoscibilità della scena per il pubblico
RappresentazioneVenezia ; pubblico di senatori, giovani, padri ; pubblico femminile
FinalitàMorale ; meraviglia ; satira (del pedante)
EspressioneProsa ; volgare, inserti latini (satira del pedante) e di lingua zerga
MetadiscorsoDecadenza della commedia in volgare
Mots-clés espagnols
GéneroComedia
TemaInventado
DramaturgiaIntriga verosímil ; moderación de la comicidad vulgar ; epílogo inesperado
LugarCiudad de Pádova
TiempoAcción que corresponde a un día ; respeto de la unidad de tiempo
AcciónCon decoro ; verosímil
Personaje(s)Personaje femenino virtuoso
Actor(es)Polémica contra los actores que improvisan ; actores diletantes académicos
EscenografiaDecorado reconocible por el público
RepresentaciónVenecia ; público de senadores, de jóvenes, de padres ; público femenino
FinalidadMoral ; maravilla ; sátira (del pedante)
ExpresiónProsa ; volgare ; inserción de latinismos (sátira del pedante) y de la jerga de los ladrones
MetadiscursoDecadencia de la comedia en lengua vulgar
Présentation
Présentation en français
Présentation en italien
Texte
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Prologo
{NP1} Io son andato meco medesimo, nobilissimi spettatori, molte volte considerando, da qual cagione sia proceduto, che la commedia greca e latina, siccome quelle che trassero da nobilissimo nascimento la prima origine loro, quanto più crebbero e nell’età s’avanzarono a tanto maggior grado di riputazione e di finezza salissero e deposta la loro antica scurrilità e sordidezza13, a guisa di serpente che lasci la vecchia scorza e più gravi e più costumate e più nobili diventassero ; laddove, per il contrario, quella de’ nostri tempi, la quale (s’io non erro) col secolo passato nacque ad un parto14 e sulla stampa delle migliori antiche formata si può dire che ’l principio e la perfezione del divino Ariosto15 in un medesimo tempo avesse, tuttoché16 dopo sì gran maestro non sieno poscia mancati di buoni ingegni che le vestigia di lui seguendo e secondo le sane regole poetando si sieno con molta lode loro ingegnati di sostenerla, di abbellirla ed alla primiera maestà sua, quanto è stato possibile, ricondurla, nulladimeno, la sperienza di{NP2}mostra che quanto maggior progresso ha ella fatto negli anni, in tanto minore stima è sempre poscia caduta, siccome quella a cui, per esser mancato quel nutrimento che ricever dal pubblico o dalla man del principe già soleva, è stata indegnamente costretta, non solo a mendicare, quando da questo e [quando] da quel cortese spirito il vitto17, ma quello che è molto più miserabile a divenire ancor vagabonda e publica meretrice, dandosi in preda per vilissimo prezzo a tal sorte d’uomini,18 che facendone mercanzia, or qua or là portandola, in mille guise l’hanno avvilita, in modo che, dove ella soleva essere modestissima, e quanto lece a donna costumata, piacevole, oggi senza arte, senza legge e senza decoro, piena sol di sconcerti19 e di sfrenata licenza non è lascivia di sorte alcuna che di farne spettacolo si vergogni. Che più ? Vestita da giucolare20, non sa far altro che ridere ed èssi inebriata sì fattamente di riso che ridicola è divenuta, ma chi drit[t]o la mira, lacrimevole. Or quale di cotesta miseria sia la cagione, e di cui la colpa stimar si debbia, o di color che compongono, o di color che ascoltano le commedie, siccome a me non tocca darne sentenza, essendo qui venuto per far il Prologo e non il giudice, così mi pare di poter dir senza scrupolo che se le sceniche viste21 son fatte perché si veggano, è molto ragionevole che quali sono i teatri22, tali siano ancora le scene. Conciosiacosaché23 i poeti s’ingegnino per lo più {NP3} d’andare meglio che possono, secondando il vario gusto degli ascoltanti, che le medesime rivoluzioni patisce anch’egli, alle quali per l’ordinario,24 le mondane cose soggiacciono. A questo dunque sì ragionevole e importante rispetto25, che ha la scena col teatro, gli accademici26 nostri il dovuto riguardo avendo, sì come quelli che altro oggetto o desiderio non hanno che di piacervi, né altro frutto delle fatiche loro che la grazia vostra procurano, avendo deliberato di trattenervi in quest’anno27 ancora con qualche cosa non indegna affatto di voi e fra se stessi considerando la grandezza, il sapere, la nobiltà di coloro che empiono questo teatro (tanti giovani d’elevatissimo ingegno, tanti senatori d’altissimo intendimento, tanti padri di maestà veneranda, tante donne che sono di virtù niente meno che di bellezza maravigliose) nella città di Vinegia miracolo delle genti, sostegno e gloria d’Italia, in questo unico nido di libertà, in questo del saggiamente reggere e giustamente regnare ammirabile e raro esempio, si sono con gran ragione guardati da non vi porre innanzi una qualche opera dozzinale, un guazzabuglio28 di cose sordide e vane, una filza di scene mal regolate, un filo senza nervo, che ’n vece di far nodo si rompa, una vivanda o discipita o troppo salata che verun’altro artificio che ’l riso dissoluto e plebeo non abbia né conosca, né voglia. Sì fatta cosa non è cibo de’vostri ingegni, ma una {NP4} favola29 ben tessuta e meglio ordinata, fornita di buon costume, di buon decoro , fondata sulla base del verisimile, che ’l sale per condimento adoperi, non per cibo30, che annodi con artificio e sciolga con maraviglia, ricca di molti fatti e di non pensati accidenti e sopra tutto d’una sì varia mutazione31 e sì subita di fortuna che ’l bene al male e la speranza al timore vicendevolmente succeda, per modo che ’l poco dianzi felicissimo riputato, imantinente32 divenga misero e quello stesso misero, quand’era più disperato, si vegga sorgere un’altra volta e felicissimo divenire. Questi sono di voi e della vostra vista e della vostra presenza e de’ vostri pellegrini33 e rari intelletti degni spettacoli. Se poi di tutte le annoverate e tanto lodevoli e sì pregiate condizioni, la nostra Idropica (che tale è ’l nome della commedia) dotata sia, sì come nostra cura è stata di procurarlo, così sarà la vostra di farne retto giudicio. Né vi curiate di sapere l’autore, bastivi che sia vostro più che l’opera non è sua e bastivi che altre volte e in altro tuono e per altro soggetto l’avete su questi pulpiti34 udito e anche, la vostra buona mercé, lodato.35 Ma s’egli allotta36 vi condusse in Levante37, ora voi non avete a varcar né mari né monti, mirate con quale agevolezza al calar d’una tenda, nella città di Padova, v’ha condotti. Riconoscete la città vostra tanto celebre e tanto chiara. Quelle che colà sorgono, son le torri {NP5} del Santo,38 famoso per tutto ’l mondo, e quella, che d’altra parte si scuopre, è la sala mirabile del Palagio39. Io giurerei che alcun di voi la propria casa v’addita40. Par che vogliate dire : «e che fa ella poscia cotesta Idropica ?» e voi donne massimamente, che di saper i fatti delle altre donne, siete sì curiose. Ma perdonatemi ; io non vi posso far l’argomento perché non basto solo a tanta fatica, né ’l tempo mi servirebbe. Il farlovi alla sfuggita non sarebbe gusto né mio né vostro : ché a dirne il vero, non è questo mestiere da strapazzare41. Coloro che dopo me verranno, ve l’anderanno essi facendo comodamente ed è già tempo ch’essi cominciano e ch’io dia luogo42. Ma prima di due cose, nobilissimi ascoltatori, vo’ supplicarvi : l’una, che vi piaccia di gradire con lieto viso e con benigno animo le fatiche degli accademici nostri, anzi pur vostri e devotissimi servitori che altro non bramano che di servire ai vostri comodi, ai vostri gusti. E voi, bellissime donne, quando la presente commedia cara non vi fosse per altro, sì vi de’ ella esser per questo, che il poeta nostro, parziale43 del vostro sesso, non si è curato per esaltarvi, di commetter nell’arte comica un gran peccato, rappresentando cosa lontana tanto dal verisimile che par quasi miracolosa : cioè donne costantissime nell’amare che per miniere d’oro la loro invitta fede non venderebbono44 ; l’altra è che vogliate prestarci grato silenzio ; il quale ancora {NP6} che vi si chieggia per grazia, voi nondimeno, il dovete dar per giustizia. Che se quando la cortina ci separava, ciascun di voi con ogni libertà discorrendo, favellando e ridendo, ha fatta la sua commedia e noi tacendo non ve l’abbiamo impedita , è ben dovere che altresì voi tacendo, ci lasciate fornir la nostra. E ’l dico principalmente a voi donne, che per natura tacete mal volontieri. Ma se volete sentir diletto del nostro buon lavorio, state chete e lasciateci far a noi ; e Dio vi contenti.