Dédicace
Il pentimento amoroso, nuova favola pastorale di Luigi Groto, Cieco di Adria, recitata l’anno 1575 sotto ’l felice reggimento del Clarissimo M. Michiel Marino, in Adria
Groto, Luigi
Éditeur scientifique : Decroisette, Françoise
Description
Auteur du paratexteGroto, Luigi
Auteur de la pièceGroto, Luigi
Titre de la pièceIl pentimento amoroso, nuova favola pastorale di Luigi Groto, Cieco di Adria, recitata l’anno 1575 sotto ’l felice reggimento del Clarissimo M. Michiel Marino, in Adria
Titre du paratexteLuigi Groto Cieco d’Adria, a i molti Illustri Signori il Sig. Vincenzo Naldi Colonello e Governatore in Peschiera, per la Serenissima Signoria di Vinegia, e alla Signora Marina Dolce Naldi, sua sposa
Genre du texteDédicace
Genre de la pièceFavola pastorale
Date1575
LangueItalien
ÉditionIn Venezia, per Francesco Rocca a Sant’Aponal, all’insegna del Castello, in 4°.
Éditeur scientifiqueDecroisette, Françoise
Nombre de pages7
Adresse sourcehttp://www.opal.unito.it/psixsite/Teatro%20italiano%20del%20XVI%20e%20XVII%20secolo/Elenco%20opere/image475.pdf
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Groto-PentimentoAmoroso-Dedicace.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Groto-PentimentoAmoroso-Dedicace.html
Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Groto-PentimentoAmoroso-Dedicace.odt
Mise à jour2014-11-07
Mots-clés
Mots-clés français
GenrePastorale ; églogue ; comédie ; tragédie
ReprésentationPublic féminin ; représentation / édition
RéceptionIncompétence des critiques ; liberté du lecteur égale à la liberté de l’auteur
FinalitéÉmouvoir le cœur insensible de la dame aimée
Relations professionnellesRelation conflictuelle auteurs / critiques
AutreLiberté de l’auteur face à l’édition
Mots-clés italiens
GenerePastorale ; egloga ; commedia ; tragedia
RappresentazionePubblico femininile ; rappresentazione / edizione
RicezioneIncompetenza dei critici ; libertà del lettore uguale alla libertà dell’autore
FinalitàCommuovere il cuore insensibile della donna amata
Rapporti professionaliRelazione conflittuale autore / critici
AltriLibertà dell’autore di fronte all’edizione
Mots-clés espagnols
GéneroPastoral ; égloga ; comedia ; tragedia
RepresentaciónPúblico femenino ; representación / edición
RecepciónCríticos incompetentes ; libertad del lector igual a la libertad del autor
FinalidadConmover el corazón insensible de la amada
Relaciones profesionalesRelación conflictiva autores / críticos
OtrasLibertad del autor frente a la edición
Présentation
Présentation en français
Sa portée est grande puisqu’elle est traduite en France dès 15904, et a donc joué un rôle important dans la diffusion du genre pastoral outre-monts. Cette dédicace est exceptionnelle. Il est rare en effet qu’une dédicace soit adressée à deux personnes, mais comme le souligne Groto, la belle entente en pensées, en paroles et en actions qui unit le couple des dédicataires lui interdit de les considérer séparément. Par ailleurs, Groto ne s’y livre pas comme à son habitude à une lamentation sur son sort malheureux et à la mise en rapport entre l’œuvre dédiée et sa vie. En dehors des éloges qu’il adresse aux deux dédicataires, en reparcourant leur prestigieuse généalogie, Groto centre presque exclusivement son argumentation sur deux questions, qui ne concernent pas la dramaturgie, mais la réception et la diffusion des œuvres. Il évoque d’abord l’attitude circonspecte qu’un auteur doit tenir face à la critique étant donné la faible fiabilité des jugements humains d’où qu’ils viennent, de l’homme sage, du bon ou du mauvais : pour lui, une œuvre peut être considérée comme bonne simplement parce que l’intention de l’auteur était qu’elle le soit. Sur cette base, il aborde la question de l’édition de ses œuvres sur laquelle il s’attarde à diverses reprises dans ses textes liminaires. Parce qu’il est aveugle, il craint plus que d’autres d’être dépossédé de ses textes et de ne pouvoir en contrôler la publication. Il ne procède ici qu’à un rappel de ses « enfants », féminins ou masculins selon le titre, qu’il livre aux jugements des lecteurs, en insistant sur la variété des genres théâtraux qu’il pratique. Il développe en même temps une réflexion originale sur les rapports entre auteur et lecteur, ce dernier restant libre de lire ou de ne pas lire les œuvres, de commencer à les lire et de les abandonner, selon l’intérêt qu’il y trouve, tout comme, selon lui, l’auteur est libre de faire ou non éditer ses œuvres. Mais, revenant à la question de la critique, il ne concède pas au lecteur le droit de juger de façon subjective. Singulière aussi dans l’ensemble des dédicaces de Groto, l’allusion appuyée au public auquel elle est dédiée, un public féminin qui lui permet par ailleurs une seule allusion « autobiographique », en rapport direct avec l’histoire racontée, qu’il développe ensuite dans le prologue de la pièce : celles de ses impossibles amours et de l’insensibilité de la femme aimée.
Présentation en italien
Texte
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Luigi Groto Cieco d’Adria, a i molti Illustri Signori il Sig. Vincenzo Naldi Colonello e Governatore in Peschiera, per la Serenissima Signoria di Vinegia, e alla Signora Marina Dolce Naldi, sua sposa
{NP1} Tre son le maniere de gli uomini, Illustre signore, che lasciano il lodevole e fruttuoso esercizio del comporre opere. Alcuni per ignoranza e questi son degni di scusa per aver taciuto, e di loda per aver consociuto se stessi. Altri per dapocaggine, per i quali è da pregare Iddio che lor perdoni il passato e li corregga per l’avvenire. Gli ultimi si restano spaventati dalle punture delle lingue mormoratrici. E questi son dignissimi dell’aspra verga d’ogni riprensione, perché ne l comporre un’opera o il giudizio o il desiderio è buono. Se ’l giudizio è buono, l’opera è buona. Se buono è il desiderio, buona è l’intezione. Dunque l’opera composta merita d’esser lodata, o perché buona, o perché fu desiderato che buona fosse. Oltre a ciò l’opera composta capita in man o di savi e buoni, o di scocchi e mal {NP2} vaggi il savio non sa dir male, il buon non può dir se non bene, lo sciocco poi, come può biasimar le attioni altrui, se non regola, ne conosce le proprie ? Il malvagio come può dir male sapendo che se dice male dei malvagi dice mal di se stesso, se dice male dei buoni, non è creduto da gli altri ? Io dunque addotto9 da così fatte ragioni, ho deliberato di pubblicare questa opera mia : se ci fosse pena statuita a chi non la legge, potrebbe dirsi che fosse commessa colpa da chi la desse fuori a leggere. Ma se è in libertà di ciascuno il leggerla o di lasciarla, perché non deve esser in libertà mia il tenerla nelle tenebre o il darla in luce ? Chi la vuol la legga, chi non vuol leggerla non è obbligato, chi non riceve diletto da cotal lezione creda che in tanta diversità di intelletti che ha il mondo possa trovarsi un altro di umor contrario, chi la cominci a leggere, come comincia a non essere soddisfatto, la lasci, chi segue leggendola con poco piacere, non incolpi me che l’ho fatta a mio modo, ne l’opera che non ha senso, ma se stesso che traendone poco gusto ha voluto perseverare in leggerla. Saprei ben dir anch’io d’averla data fuori a comandi e a preghi de’ miei Signori e amici ( si come in verso la composi e la feci recitar l’anno addietro in Adria, a comandi e a preghi del clarissimo missier Michele {NP3} Marino di preziosa ricordanza, che allora giustissimamente e felicissimamente reggeva questa città10), ma non voglio perché confesso di aver né signor né amico si possente per propria autorità, ne si poco tenero del mio onore, che potesse o volesse sforzarmi a porre alle stampe un’opera contra mia voglia. Potrei dire che i miei amici la mi avessero involato, e pubblicatola o contra o senza il consenso mio (il che agevolmente si crederebbe per esser io privo di vista), ma non vo dirlo, perché ne gli amici con cui pratico son si malvagi che mi involassero le mie opere, ne io si sciocco che le mi lasciassi involare, ne le mie opere si belle che si rendano degne di essere involate. Oltra che i giustissimi Signori Viniziani si come non comportano11 alcuna ingiustizia, cosi non concedono che si stampi opera senza licenza dell’autore. Saprei dir d’averla pubblicato per breve diporto del mondo, ma ciò sarebbe una pazza superbia, o una superba pazzia, perché se ’l mondo è vissuto quasi settemila anni senza questa mia pastorale, e’ potrebbe senza essa ben anco vivere infino al fine. Potrei dir d’averla dato fuori per aver occasione di consacrarla alle Illustri Signorie Vostre, ma mo si potrebbe poi anco argomentar contra, che bastava mandarne una copia a penna, dun{NP4}que si conosce ch’io l’ho data fuori perché ho voluto e che ho voluto perché l’ho data fuori. Pur se a chi legge debbo dirne la cagione all’orecchio, gli la dirò, le cagioni son due. La prima accioché non si creda che io senza moglie generi se figlie femmine (come Giove generò Pallade, ed io generai la Dalida12, e poco appresso mostrerò d’aver generato la Ginevra, la Calisto13, e la Emilia14, l’una tragedia, l’altra egloga, la terza commedia15), ma si veggia ch’io genero ancor figliuoli maschi, qual’è quest’egloga nomata Il pentimento amoroso, e qual sarà la commedia intitolata Il tesoro16 . La seconda ragion è per procacciarmi la grazia di queste non men belle che superbe giovani d’Adria, e di quella massimamente che è così sorda a i miei preghi come io cieco ai colori, dalle quali io non potendo impetrar favore per lor cortesia, ne per mio merito, voglio tentar se lodandole posso impetrarne. Tanto più che elle (s’avran giudizio simile alla bellezza) discoreranno che delle giovani d’Adria ne al primo tempo, ne dopo la ristorazione17 di cotal cittade ha favellato alcun scrittore se non io, che pur sono stato il primo, onde le donne e le donzelle che in questa patria furono o saranno in altra età potranno per avventura invidiar queste. Io dunque che so che ogni fi{NP5}gliuolo che genera lo schiavo è generato al padrone, e che non nego la perpetua irrevocabile servitù alle signorie vostre come a padroni miei, mando e raccomando loro questo mio parto. Ne mi biasimi alcuno che io dedichi un’opera a duo signori e voglia acquistarmi duo generi con una figlia. Prima perché voi duo siete si uniti che già sembrate un solo. Poi perché quei che Iddio col matrimonio e Amor con la carità si strettamente congiunse, né io né d’altri deve o può separare. Grave ingiuria si farebbe a dividere in questa dedicatura qui che ne pareri ne voleri ne pensieri, ne gli affetti e ne gli effetti, ne viaggi e nelle dimore sempre giuntissimi, ne da opinion, ne da volontà, ne da tempo, ne da loco possono esser già mai divisi. Potrei dir di dedicarla per meriti, e qui commemorare i meriti della patria, della famiglia, e della persona dello illustre marito, mostrando come la patria Brisighella18 e la famiglia Naldi sono state fecondissime genitrici di sommi eroi ; ricordando l’eccellente signor Giampaolo Castellina, oracolo nell’una e nell’altra legge, e pieno d’onori nella città, capo del mondo, e il S[ignor] Domenico suo fratello, mecenate de vertuosi, discesi amendue per origine materna della signora Pantasilea Naldi, paragone di pudicizia e d’ogni virtù. E per ori{NP6}gine paterna dal signor Gallo degno di eterna fama ; il signor Pietro Paolo Benedetti nobilissimo procuratore in Roma ; il signor Lorenzo Vilani non mai bastevolmente lodato ; il reverendiss[imo] e eccellentiss[imo] monsignore il Signor Andrea Galegari, ora in Portogallo per la santità di nostro signore. Il molto magnifico signore Salomone Brunavini, ornato non men di belle lettere che di rari costumi e tanti della famiglia Naldi (consacrata alla signoria di Vinegia per ereditaria successione come io consacro quest’opere a cui la consacro) che di lietissima voglia hanno sparso il sangue e sacrificato se stessi in servigio de Signori viniziani, e discendere a meriti di V[ostra] Eccellenza illustre signor colonello, raccogliendo le prove famose di mano e di ingegno che dimostraste, le vittorie e le dignità che li portaste da quasi tutti i principi cristiani, in quasi tutte le guerre che videro i nostri tempi in Europa e in Asia, e particolarmente i ben locati e ben meritati onori che di tempo in tempo in Italia e in Candia19 già conseguite, e oggi più che mai conseguite da signori Viniziani, giudiziosissimi conoscitori e giustissimi rimuneratori della virtù. Poi volgermi a i meriti della illustre sposa nata in quella patria che tutti i nati nel mondo brama per patria, uscita di casa magnifi{NP7}ca e dotata di bellezze e di lettere, di virtù e di costumi, quai si possono più tosto desiderar che sperare e quai meritan d’esser più tosto ammirati che invidiati. Ma voglio dir di dedicarla per obbligo, non per la promessa che io feci di mandarla come fosse stampata alle Sig[norie] V[ostre] che non poterono essere presenti quando fu recitata, ma per gl’obblighi che lor tengo. E terrò fin che potrò e potrò fin che vivrò, e se dopo morte si può rimanere obbligato, ancora vi rimarrò, e s’alcuno avesse voglia e poter disciormi20 da questi obblighi, elegerei anzi d’esser sciolto di vita. Perché si come una gemma che avesse intelletto, volontà e lingua, consiglierebbe, vorrebbe e direbbe di voler restarsi piuttosto legata in anello d’oro che sciolta, così io amo meglio essere legato che sciolto dall’obbligo che tengo alle signorie vostre, a cui consacro quest’opera avendo lor prima consacrato me stesso. Di Adria il di 5 di marzo 1576.